Sono stati spesi inutilmente 93mila euro. Il materiale non può essere depositato al largo e non c’è un altro sito poiché i fanghi sono troppo inquinati. Dragaggio addio, e a Fano svanisce mezzo milione di finanziamento.
Fano 07.11.2024, corriereadriatico - L’amministrazione comunale perde un contributo di mezzo milione di euro finalizzato al dragaggio del porto per l’impossibilità di depositare i fanghi in mare. Dove sistemare i sedimenti prelevati dalle darsene e dal porto canale su cui sfocia il corso del canale Albani rimane, infatti, il problema da risolvere in via prioritaria.
Il responso delle analisi
Ancora una volta le analisi effettuate sul materiale giacente sul fondo marino hanno individuato un grado di inquinamento tale da non consentire il suo trasferimento al largo della costa.
L’intervento era stato previsto nello schema di convenzione che il Comune di Fano aveva sottoscritto con la Regione Marche nell’ambito del piano operativo del fondo di sviluppo e coesione infrastrutture 2014 – 2020, del quale facevano parte anche interventi da eseguirsi nei porti di Civitanova Marche, Porto San Giorgio e San Benedetto del Tronto, per un importo complessivo di 4.000.000 di euro. Al Comune di Fano erano stati assegnati 1.030.000 euro, così suddivisi: 530.000 per il consolidamento della diga foranea e 500.000 per il dragaggio nel bacino di evoluzione. Per quanto riguarda quest’ultimo l’intervento era stato inserito nel programma triennale dei lavori pubblici 2022 – 2024, ma al momento di eseguirlo ci si è trovati di fronte alla brutta sorpresa. Che poi sia stata una sorpresa o meno, tutto è opinabile, dato che in realtà lo stato dei fanghi giacenti nel porto di Fano è noto da tempo. Nel frattempo, però sono state eseguite tutte le operazioni necessarie per certificarlo. Sono state impegnate le somma di 4.440,80 euro per effettuare i rilievi batimetrici, di 2.658,55 per eseguire altri rilievi ed elaborati specialistici e di dettaglio, di 68.400 euro per la progettazione ai fini della caratterizzazione dei sedimenti, di 18.000 euro per la ricognizione strumentale subacquea propedeutica all’ipotetica presenza di ordigni esplosivi residuati bellici nell’area del porto, di 384,30 euro per la valutazione del rischio, per un totale di 93.883,65 euro. Alla fine, però stante l’esito dei rilievi specialistici eseguiti dai tecnici incaricati, si è riscontrata l’impossibilità di procedere con il dragaggio: l’intervento è stato considerato non compatibile con l’immersione in mare. Dove depositare altrimenti i fanghi? Proprio in questi giorni è stata comunicata la notizia che il Comune di Fano è stato incaricato dalla Regione Marche di redigere il bando per il trasferimento nella cassa di colmata di Ancona dei cumuli storici depositati sulla banchina del porto e nell’area ex Fantasy World a Torrette dove giacevano da oltre un decennio e nel deposito istituito nel porto di Ancona non c’è altro spazio.
La situazione è precaria
Se non si risolve il problema dell’inquinamento nel porto di Fano sarà difficile, se non impossibile, procedere al dragaggio. Intanto la situazione si sta facendo sempre più precaria. Proprio il bacino di evoluzione è l’area più a rischio per tutta la marineria ed entrare in porto con il mare mosso per i pescherecci diventa sempre più rischioso. Guardando lo specchio d’acqua, con la bassa marea si vede distintamente il fondo, segno che l’altezza dell’acqua è decisamente inferiore ai 3 metri di pescaggio delle barche.
Esiste la possibilità di risolvere questo problema?
Si sperperano tanti soldi pubblici con studi e progetti che poi gravano solo sui cittadini in termini di opportunità e costi e soprattutto di vita ma alla fine non risolvono i problemi, anzi poi aumentano, sarebbe il caso di interpellare HPP Materie Prime Critiche. Perché non rivolgersi ad HPP che hanno la tecnologia innovativa per poter risolvere proprio questi problemi così gravi? Per forza bisogna far peggiorare la situazione ed aspettare nuove sanzioni dalla Comunità Europea?
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