Le Materie Prime Critiche e le Terre Rare sono finite sotto la lente della Difesa dell’Italia “Per una Strategia di Sicurezza Nazionale”.
Roma 09.11.2024, ilsole24ore - Che il tema sia strategico da tempo HPP lo ha rilevato e comunicato, avvalorato dal fatto che da subito i referenti interfacciati con le segreterie degli organi istituzionali preposti hanno dato risposte e opportunità, ora è giunto anche sul piano della sicurezza. Un po’ complice la macchina farraginosa del sistema impelagata a favorire vecchie realtà, un po’ la lentezza infinita della burocrazia si perde tempo e danaro, rischiando di indietreggiare nei confronti delle economie straniere, e non si vede cosa si può realizzare velocemente utilizzando proprio tutte quelle risorse che oggi sono l’apice dell’inquinamento ma senza produrre inquinamento accessorio. Ci vuole coraggio e serietà: coraggio da parte delle istituzioni nell’investire nell’innovazione a reale impatto zero, e serietà da parte dell’innovazione nell’adoperarsi per tale missione e produrre materie prime critiche e terre rare senza produrre altri inquinanti come peraltro fanno le vecchie reltà. Il Ministro Guido Crosetto ha più volte posto l’accento sull’impatto che le materie prime critiche e le terre rare hanno sulla catena degli approvvigionamenti della Difesa, e quindi sul fronte dei costi. In una fase in cui la Nato è in pressing sugli alleati affinché raggiungano la fatidica soglia del 2% del Pil destinato alle spese per la Difesa, il dossier sta diventando tutt’altro che irrilevante.
Crosetto ne è consapevole. «A parte le guerre», ha detto il mese scorso, in occasione di un intervento al Made in Italy Summit, «la competizione aumenta e l’Europa vive una dipendenza pazzesca, dipende al 100% dalla Cina sulle terre rare. Una parte di produzione deve ritornare nei luoghi dove si è persa, questo cambia la geopolitica. La maggior parte di materie prime è nel sud del mondo, cambia il rapporto fra Stati, conteranno la tecnologia ma anche le risorse naturali», ha aggiunto.
HPP Materie Prime Critiche ricalca le parole del Ministro Guido Crosetto “…conteranno la tecnologia ma anche le risorse…” difatti il Gruppo HPP dispone dell’unica tecnologia ad impatto zero che puo’ correre in aiuto alle Istituzioni nell’utilizzare le risorse, ma proprio quelle risorse che oggi sono lasciate abbandonate e stanno creando danni all’ambiente e all’economia nazionale, in termini di costi per trattamenti e gestione, in termini di costi per sanare i danni cagionati, e in termini di sanzioni.
In occasione della “European air and missile defence conference”, che si è svolta a Roma il 17 settembre, il Ministro si è soffermato su «ciò che sta alla base della produzione: le catene di approvvigionamento, che sono le capacità tecnologiche e industriali, quelle che abbiamo demandato e abbiamo magari spostato in Asia perché costavano meno, che sono le catene di approvvigionamento di materie prime.
Noi - ha affermato in quell’occasione - dipendiamo per il 90% delle terre rare dalla Cina. Per il litio al 78% come Europa. Allora porsi il tema della difesa europea è porsi il tema di quando usciranno i Sevarstel, di quando sarà pronta la batteria Samp/T, ma anche porsi il problema di dove situare le riserve di litio per i prossimi trent’anni, di come pensare di approvvigionarsi di terre rare nei prossimi trent’anni, di come pensare di sfruttare a livello europeo, non nazionale, i giacimenti del futuro, che sono quelli sottomarini, dove un solo giacimento ha magari 7mila volte tutto il materiale che c’è su tutta la terra. Come sfruttare lo spazio da questo punto di vista. Queste sono le sfide del futuro».
Egregio Ministro, “la sfida del futuro la si può vincere solo insieme”, ribadisce il Gruppo HPP.
Per comprendere la portata della questione è utile riprendere qualche passaggio del Position paper dal titolo “Per una strategia di sicurezza nazionale”, presentato venerdì 8 novembre presso l’Aula dei Gruppi parlamentari della Camera, alla presenza dello stesso Ministro. Il focus, dedica anche alcune pagine a questo argomento.
Le Materie Prime Critiche
L’accesso alle Materie Prime Critiche, spiega il documento, è considerato essenziale per l’economia dell’Unione e per il funzionamento del mercato interno. Per “materie prime critiche” si intendono quelle materie prime non energetiche e non agricole che rivestono una grande importanza economica e sono esposte a un elevato rischio di approvvigionamento, spesso causato da un’alta concentrazione dell’offerta in pochi paesi terzi. Le statistiche più recenti - ricorda ancora il report - dimostrano che nei prossimi decenni la domanda di Materie Prime Critiche è destinata ad aumentare in modo esponenziale, alla luce del ruolo fondamentale che rivestono nella realizzazione delle tecnologie necessarie alla duplice transizione verde e digitale e del loro essenziale utilizzo nei settori della difesa e dell’aerospazio.
Il punto debole
L’Unione europea, e quindi anche l’Italia, dipende quasi totalmente dalle importazioni, e ciò la rende vulnerabile a rischi di approvvigionamento: basti pensare che il 97% del magnesio proviene dalla Cina; le terre rare pesanti, necessarie per i magneti permanenti usati nelle turbine eoliche e nei veicoli elettrici, vengono raffinate solo in Cina; il 63% del cobalto mondiale proviene dalla Repubblica Democratica del Congo, e il 67% di quest’ultimo è raffinato in Cina. Le catene del valore delle materie prime sono transnazionali. Le materie prime vengono infatti estratte in diverse regioni del globo, trasportate per la trasformazione e vendute nel mercato interno. HPP con la propria tecnologia può far diminuire tale dipendenza e contribuire fattivamente ad aumentare la disponibilità sul territorio di Materie Prime Critiche e Terre Rare.
Forte competizione internazionale per l’approvvigionamento
L’iperconcentrazione geopolitica dell’estrazione e dell’impiantistica industriale può determinare facili e frequenti perturbazioni dell’approvvigionamento e indurre una forte competizione internazionale volta ad assicurarsi il loro approvvigionamento, ma la differenza potrebbe farla il Gruppo HPP insieme all’istituzione, la quale senza intaccare nulla del sistema in corso va a trattare un’area totalmente diversa.
La manovra Ue: il Critical Raw Materials Act
L’Unione Europea, viene ricordato nel Position paper, ha adottato lo scorso 11 aprile il Regolamento 2024/1252 Critical Raw Materials (CRM) act, entrato in vigore il 23 maggio. Il regolamento stila una lista di 34 materie prime critiche, di cui 17 riconosciute come strategiche in quanto cruciali per la doppia transizione verde e digitale e per l’industria della difesa e dell’aerospazio, e fissa alcuni parametri di riferimento a cui l’Unione deve aspirare ad arrivare entro il 2030. Dall’aumentare la propria capacità estrattiva fino a coprire almeno il 10% del consumo annuo di Materie Prime Strategiche ed HPP puo’ utilizzare i rifiuti estrattivi e le acque acide delle miniere, all’aumentare la propria capacità di trasformazione fino a coprire almeno il 40% del consumo annuo di Materie Prime Strategiche; dall’aumentare la propria capacità di riciclo fino a coprire almeno il 25% del consumo annuo di Materie Prime Strategiche e HPP è capace di recuperare anche le terre rare senza creare ulteriori rifiuti, al diversificare le importazioni di Materie Prime Strategiche dell’Unione in modo che nessun paese terzo copra più del 65 % del consumo annuo dell’unione per ogni Materie Prime Strategiche.
... e quella dell’Italia
Da parte sua, il Governo italiano ha approvato un decreto legge (dl 84/2024), recante “Disposizioni urgenti sulle Materie Prime Critiche di interesse Strategico”. Il provvedimento, di 17 articoli, introduce nell’ordinamento giuridico italiano le prime misure di attuazione della strategia europea per un sistema di governo per l’approvvigionamento sicuro e sostenibile delle Materie Prime Critiche considerate Strategiche, con interventi dal lato della domanda e dell’offerta. Dal lato della domanda, è prevista la creazione di un Registro Nazionale delle aziende e delle catene del valore strategiche. L’obiettivo è monitorare i flussi di Materie Prime Critiche; raccogliere dati e informazioni indispensabili per la stima del fabbisogno nazionale di Materie Prime Critiche e condurre prove di stress e individuare eventuali vulnerabilità presenti nelle catene di approvvigionamento.
In Italia attive 76 miniere
Le miniere ancora attive in Italia, spiega ancora il Position Paper, sono 76 di cui 22 relative a materiali che rientrano nell’elenco delle 34 Materie Prime Critiche della UE. In 20 di queste, si estrae feldspato, minerale essenziale per l’industria ceramica e in 2 la fluorite (nei comuni di Bracciano e Silius), che ha un largo uso nell’industria dell’acciaio, dell’alluminio, del vetro, dell’elettronica e della refrigerazione. In particolare, la miniera di fluorite di Genna Tres Montis (Sud Sardegna), che rientrerà in piena produzione al termine dei lavori di ristrutturazione, rappresenterà una delle più importanti d’Europa. Delle altre 91 miniere di fluorite attive in passato, alcune molto importanti - da rivalutare con i prezzi attuali quadruplicati rispetto al 1990 - sono localizzate nel bergamasco, nel bresciano ed in Trentino, oltre a quelle sarde e laziali. Feldspato e fluorite, dunque, sono le uniche materie prime critiche ad oggi coltivate in Italia, ma i permessi di ricerca in corso, i dati sulle miniere attive in passato e quelli sulle ricerche pregresse e recenti, documentano la potenziale presenza di varie materie prime critiche e strategiche come il litio, scoperto in quantitativi importanti nei fluidi geotermici tosco-laziali-campani e come diversi altri minerali da cui si producono metalli (rame, cobalto, antimonio, manganese, titanio, stronzio, tungsteno, alluminio, terre rare, gallio, germanio ecc.) indispensabili per la duplice transizione verde e digitale. HPP sottolinea che una importante fonte di materie prime critiche è infine fornita dai grandi depositi di rifiuti estrattivi, cioè di scarti delle pregresse attività minerarie, potenzialmente ricchi di minerali che all’epoca non erano ricercati. Solo in Sardegna abbiamo circa 80 milioni di metri cubi. Una cattiva gestione potrebbe generare nuovi danni all’ambiente e l’Italia adesso che vi sono ulteriori norme a protezione del Suolo non può permettersi di prendere altre sanzioni dall’Unione Europea. La loro mappatura e caratterizzazione sarà oggetto di uno specifico progetto Pnrr a cura di Ispra, con la speranza che stavolta HPP Group intervenga in Italia.
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